Gender: mito o realtà?
Gender: mito o realtà?
Il dibattito culturale attuale si
sta incentrando sempre di più sulla cosiddetta "Teoria gender",
argomento su cui si fanno molte polemiche ma su cui la maggior parte delle
persone non ha capito molto. Nel mio piccolo posso provare a fare un minimo di
chiarezza.
La "teoria gender" non
è una teoria: è (purtroppo) ormai una realtà. E' per questo che il dibattito
culturale predominante contesta il termine "teoria": perché nelle
loro menti è ormai un dato di fatto.
Allora cos'è il gender? E' il
fatto semplicissimo che nella mentalità corrente, dalla psicologia alla
politica, l'identità sessuale non dipende più dal sesso biologico
(maschio/femmina), ma dalla identità di genere, cioè dal modo con cui la persona
sente o esprime la sua sessualità (che ha mille sfaccettature): le persone non
sono più quello che sono biologicamente, ma sono ciò che decidono di essere o
di apparire.
Ora, se una persona fisicamente
di genere biologico maschile, vuole apparire di genere femminile, oppure vuole
sentirsi maschio in alcuni giorni e femmina in altre occasioni, è una cosa che
riguarda solo lui/lei ed è assolutamente legittimo che non vengano limitati i
suoi diritti personali e non venga per questo discriminato/a o peggio insultato/a
o picchiato/a.
Su questo punto tutti siamo
d'accordo.
Il problema che la mentalità
corrente fa scaturire una conseguenza: la Società, la Legge e la Cultura, per
evitare discriminazioni e "omofobie", dovrebbe prescindere dal
"sesso biologico" e basarsi solo sull'identità di genere, cioè
passare da quello che una persona è a quello che una persona appare.
E qui nascono i problemi: perché
considerare un comportamento legittimo non implica che questo debba diventare
uno standard: spostare l'attenzione dal "sesso biologico" a quello
che uno decide comporta delle conseguenze anche su altre persone e sulla
società in generale.
Il matrimonio
Prendiamo il matrimonio. Perché
la società garantisce certi diritti particolari ai coniugi? Il fatto che delle
persone si amino può avere rilevanza legale? No, perché il principio che la
società tutela nel matrimonio non è l'amore dei coniugi, come si evince
chiaramente dal codice civile dove si parla di fedeltà, ma non di amore. La
legge infatti non può applicarsi ai sentimenti. Quello che la società tutela
nel matrimonio è soprattutto la possibilità
che vengano generati dei figli e
che possano essere educati con l'adeguata stabilità necessaria, perché la
famiglia così possa fornire nuove "leve" alla società.
Allora si capisce chiaramente
perché un matrimonio non può prescindere dal genere biologico: perché una
società in cui il matrimonio è basato sul gender potrebbe, in teoria, tutelare il proprio estinguersi.
Infatti i figli nascono, almeno per il momento, solo da gameti maschili e
femminili e se tutte le coppie fossero biologicamente dello stesso sesso, la
società si estinguerebbe.
L'utero in affitto e la "stepchild adoption"
E questo ci riporta al problema
dei sistemi per ovviare alla impossibilità di avere figli con quello scandaloso
capitolo dell'"utero in affitto".
Infatti non si capisce perché
la maggior parte delle persone che
accusano i cristiani di credere alla "favoletta" del gender sono i
primi a credere ad un'altra favoletta: che centinaia di donne siano felicissime
di mettere gratuitamente il loro utero a disposizione di tutte le coppie che
non possono avere figli.
Chi sa perché molta gente
attacca la legge se toglie un figlio ad
una donna in carcere per reati gravi perché i bambini devono stare con le loro
mamme, ma considera che pagare una donna per "ospitare" nel suo utero
un bambino e poi strapparglielo appena nato sia una conquista di civiltà.
Senza contare che spesso le donne
che "volontariamente" mettono a disposizione un utero sono donne
bisognose, che non hanno neanche i minimi mezzi di sussistenza e quelli per cui
mettono a disposizione l'utero sono ricchi che approfittano della loro
povertà.
Non è questa una discriminazione?
non è un approfittarsi del più debole? e la società non dovrebbe proprio
tutelare i più deboli?
Proprio per questo motivo la
legge italiana (a differenza di quella di altri Stati) proibisce questa pratica
considerandola come una vera e propria compravendita di bambini.
Ma in Italia ciò che esce dalla
porta, rientra spesso dalla finestra. Così la nuova proposta di legge
"Cirinnà" prevede la cosiddetta "stepchild adoption",
termine probabilmente utilizzato apposta per non far capire di cosa si parla.
Tecnicamente è l'adozione del figlio biologico del convivente, che sia
sprovvisto dell'altro genitore. Ma cosa succede se un italiano va
all'estero, fa una pratica ndi utero in affitto e poi, tramite la
"stepchild adoption" fa adottare il figlio in Italia dal convivente?
Tutto legale: e così anche una pratica profondamente negativa verrebbe
legittimata di fatto in Italia.
La tutela dei (legittimi) diritti
La tutela di diritti legittimi
delle persone deve sempre tener conto che la persona umana non è un assoluto e
che quindi il diritto del singolo o
della coppia non può diventare una ideologia opprimente i diritti di altri o di
chi è in condizione di necessità. Del resto, attualmente le coppie conviventi,
omo o eterosessuali hanno praticamente già quasi tutti i diritti di una coppia
sposata, a parte l'adozione e la reversibilità delle pensione del superstite
(su quest'ultimo punto si potrebbe anche discutere e ovviare con una legge
apposita), anche il diritto di visita in ospedale, con buona pace delle
polemiche fatte da Scialpi recentemente circa il suo ricovero.
L'educazione nelle scuole
Un altro punto controverso è
quello dell'educazione nelle scuole: è doveroso che nelle scuole vengano insegnati
i principi di uguaglianza delle persone, che si attuino misure per prevenire
fenomeni di bullismo, che venga il insegnato il rispetto reciproco, che vengano
corretti gli stereotipi.
Ma se la base è questa, perché si
insiste solo sull'uguaglianza sessuale? Perché non insistiamo sull'insegnamento
dell'uguaglianza rispetto alla razza o verso la forma fisica per prevenire fenomeni come il
bullismo verso le persone obese o di colore?
Insultare un ragazzo perché è obeso o perché è straniero è meno grave che
insultarlo per i suoi gusti sessuali? Tra l'altro questo tipo di bullismo è
anche molto più diffuso.
O forse quest'insistenza vuole
anche qui far passare quel messaggio subliminale secondo cui l'importante non è
il sesso biologico quanto il sesso che ognuno decide? Ma è la scuola che deve stabilire
ciò in cui mio figlio deve credere, una volta che gli ha insegnato a non
discriminare gli altri? O è prerogativa mia di genitore curarne la formazione
secondo i principi in cui credo, una volta che non siano discriminanti?
Su questo punto devo dire che non
sono del tutto d'accordo con un allarmismo, a mio parere un po' eccessivo, sul
quell'accenno all'identità di genere presente nel nuovo decreto della
cosiddetta "buona scuola". Da
genitore cristiano devo però dire, che dovremmo prendere un po' tutti coscienza che, come dice la dichiarazione del
Concilio Vaticano II "Gravissimum Educationis", "i genitori, poiché han trasmesso la vita ai
figli, hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati
come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è
tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita. Tocca
infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell'atmosfera vivificata
dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce
l'educazione completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia è
dunque la prima scuola di virtù sociali, di cui appunto han bisogno tutte le
società."
Il dovere di educare quindi non
può essere delegato ad altri con una delega in bianco, neppure alla scuola.
Ogni volta che noi genitori lasciamo un buco nell'educazione dei nostri figli,
questo viene riempito da qualcun altro, quando va bene dalla scuola, ma spesso
anche dalla televisione o dalle amicizie. E
i moduli comportamentali che mio figlio può imparare da una trasmissione
televisiva non sono certamente migliori di quelli che può ricevere da un
libretto sull'identità di genere. Vigilanza è quindi la parola d'ordine che
dovrebbe guidarci in tutti i nostri passi, sia come genitori, che come
cittadini.
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